Parlare è lecito. Pluralismo e dissenso nel femminismo contemporaneo

Bergamo, 27/05/2025

Lo scorso sabato, in un piccolo comune della Bergamasca, si è tenuto un incontro presso la biblioteca comunale come parte della rassegna
"Il Genio delle Donne". Pur svolgendosi in un clima di ascolto e rispetto reciproco, l'evento ha scatenato reazioni accese, fomentate dalla macchina mediatica. Quello che potrebbe apparire come un episodio isolato è in realtà la fotografia di un conflitto ideologico più ampio, che attraversa il femminismo contemporaneo e il dibattito pubblico sui diritti civili.

Le relatrici invitate, note per portare avanti una riflessione critica sulle trasformazioni del femminismo contemporaneo, pongono l’accento sull'importanza del sesso biologico come categoria politica. Una prospettiva che, pur minoritaria nel panorama LGBTQ+ attuale, rappresenta un filone storico del movimento delle donne. Il fatto che tale posizione venga oggi bollata come "escludente" è il segno di una crescente egemonia ideologica, che tende a marginalizzare ogni voce fuori dal coro. È il sintomo di una crisi della pluralità democratica, che confonde la critica con l’odio e tenta di silenziare ogni voce dissonante attraverso la squalifica morale e politica.

Apprendiamo con rammarico le accuse di odio rivolte nei confronti delle relatrici e del Comune di Nembro che ha ospitato l'incontro. Accuse che sono arrivate non da chi era presente, ma da chi ha scelto di non partecipare, rifiutando di prendere parte attiva al confronto. Alcuni attivisti, pur non assistendo all’incontro, hanno attivato una campagna di delegittimazione attraverso comunicati, post social e telefonate, cercando di spegnere il dibattito invece che entrarvi. Eppure, chi era presente all’incontro ha potuto assistere a uno scambio di idee aperto, non privo di dissenso e di interventi critici, ma sempre civile.

Il caso di Nembro dimostra quanto sia urgente restituire dignità al dissenso, soprattutto quando nasce dentro i movimenti stessi. Parlare di sesso, identità di genere, orientamento e linguaggio con chiarezza non è un atto di esclusione, ma una forma di resistenza alla confusione ideologica per cui è necessario creare ponti tra popolo e sapere, non a proteggere lo status quo narrativo. Una comunità che si dice inclusiva deve saper tollerare il confronto, anche quando è scomodo. E deve farlo con rispetto, non con la censura e roghi ideologici.

Il femminismo non può essere una voce sola. E non può essere ostaggio di chi, al dissenso, risponde con campagne diffamatorie e accuse infondate. Le istituzioni hanno il dovere di garantire pluralismo, e il Comune di Nembro ha difeso il principio più semplice e rivoluzionario di tutti: 

parlare è lecito. E ascoltare è un atto politico.


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